25 Gennaio 2021 - In evidenza
Addio, Cesare
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E’ morto Cesare Maestri, uno dei più grandi scalatori italiani nel periodo compreso tra il secondo dopoguerra e gli anni ’70. A dare notizia della scomparsa dell’alpinista trentino è stato il figlio Gian.
Il “Ragno delle Dolomiti”, come tutti lo chiamavano, era nato a Trento il 2 ottobre 1929 e da almeno quarant’anni abitava a Madonna di Campiglio, dove era per tutti una figura di riferimento.
Aveva cominciato a farsi notare per via di alcune sue brillanti salite già all’inizio degli anni ’50, nel gruppo di Brenta, alla Presanella e in Dolomiti.
Arrampicatore di razza, elegantissimo nella progressione sulla roccia, Maestri era diventato guida alpina dal 1952, bruciando i tempi, e nel giro di pochi anni aveva messo insieme un curriculum impressionante di scalate di difficoltà estrema sui Monti Pallidi. Maestri era anche noto per essere riuscito a percorre vie di VI grado in Dolomiti arrampicando sia in salita sia in discesa.
Dotato di una vivace verve polemica e di una passione per il dibattito, Cesare aveva a lungo animato la ribalta del mondo alpinistico internazionale, che per altro ha sempre riconosciuto e apprezzato le sue grandi capacità di scalatore.
«Con Cesare Maestri scompare uno dei grandi protagonisti dell’alpinismo mondiale degli anni immediatamente successivi alla metà del secolo scorso – ha affermato il Presidente generale del Cai Vincenzo Torti – Fu interprete di una cultura alpina a tutto campo, dall’alpinismo alla scrittura e alla cinematografia, fino alla battaglia per una tutela ambientale capace di armonizzarsi con le prospettive di lavoro delle popolazioni montane. Mi piace ricordare che nel 9 maggio 1999 l’Assemblea dei Delegati del Cai attribuì a Cesare Maestri la nomina di Socio onorario per il prezioso apporto dato alla letteratura alpina».
I più giovani hanno probabilmente sentito parlare di lui solo a proposito del suo legame con il Cerro Torre, in Patagonia. Per vie che hanno generato negli anni infinite discussioni, sia a proposito della spedizione del 1959 al Torre, che si concluse con la morte del suo compagno di cordata, l’austriaco Toni Egger, sia per la salita dello spigolo sud est della stessa cima, che venne realizzata con l’impiego del famoso compressore e con i chiodi a pressione.
Ridurre però Maestri al solo capitolo del Cerro Torre sarebbe un errore. La sua personalità, il suo modo di intendere la montagna e l’arrampicata hanno davvero caratterizzato un’epoca e oggi fanno parte della storia dell’alpinismo. Di lui torneremo presto a parlare su Lo Scarpone e su Montagne 360. Per noi è più che un dovere.
Addio, Cesare, e che la terra ti sia lieve. Terremo prezioso il tuo ricordo e la tua figura.