26 Ottobre 2020 - In evidenza
“Necessaria una regolamentazione del traffico nelle strade di alta montagna”
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26 Ottobre 2020 - In evidenza
Una giornata di grigio autunno ha accolto giovedì 15 ottobre a Marmora, in Valle Maira, i convenuti all’incontro sul tema “Strade turistiche di alta montagna”. Solo una timida apertura mattutina ha concesso allo sguardo di spaziare sulle montagne di fresco imbiancate del Vallone del Preit.
Inizia così il resoconto di Toni Farina, componente della Commissione tutela ambiente montano Liguria – Piemonte – Valle D’Aosta del Cai, relativo all’incontro a inviti, a numero chiuso, di taglio tecnico colloquiale, organizzato in sostituzione del convegno che avrebbe dovuto svolgersi a Ceresole Reale (Parco nazionale Gran Paradiso) a giugno, annullato a causa del covid. Purtroppo anche in questa occasione il covid ci ha messo zampino, impedendo da ultimo la partecipazione di alcuni relatori.
Oltre che dalla CITAM l’incontro è stato voluto e sostenuto dal Consorzio Operatori turistici della Valle Maira: proprio in questa valle infatti, sottolinea Farina, il tema “strade in alta quota” è da anni al centro dell’attenzione. L’incontro ha avuto il patrocinio del Cai Piemonte.
Facendo appello all’ottimismo della volontà i relatori hanno delineato un quadro variegato di situazioni nelle Alpi occidentali, dal Gran Paradiso alle Alpi Liguri. Ottimismo della volontà tuttavia in questo caso non accompagnato dal pessimismo della ragione: proprio la ragione è infatti alla base dell’ineluttabilità delle scelte che un po’ ovunque, pur con tempi e modalità diverse, si stanno facendo. Facendo salve le diverse peculiarità ambientali ed economico-sociali, in ogni zona considerata nell’incontro è ormai evidente che le strade che portano in alta quota non possono più essere lasciate alla libera circolazione dei mezzi motorizzati. Ovunque le parole d’ordine sono “gestione” e “regolamentazione” dei flussi e degli accessi. Le strade sono un valore storico e ambientale e vanno gestite all’insegna della sostenibilità, sia economica che ambientale. Occorrono risorse, senza le quali non è possibile soddisfare le sempre più stringenti necessità di manutenzione (e conseguente sicurezza dei fruitori), indotte anche dagli importanti eventi meteo che ricorrono ormai con evidente frequenza. Ma soprattutto non si può prescindere dalla necessità assoluta di preservare gli habitat naturali di alta montagna, anch’essi peraltro soggetti alle criticità indotte dal cambiamento climatico.
A causa delle ondate di calore, continua il resoconto, nelle ultime estati la questione si è fatta via via più stringente e proprio l’estate appena trascorsa, segnata da veri e propri esodi dalle aree urbane a seguito del lockdown, ha evidenziato la necessità di scelte coerenti, superando le resistenze locali. Un’estate che tra l’altro ha posto in risalto pesanti lacune in termini di preparazione e consapevolezza da parte di molti neo-fruitori dell’ambiente montano, testimoniata dal surplus di lavoro degli addetti al soccorso.
Via del Sale Limone-Monesi, Altipiano della Gardetta, Pian Del Re, accessi ai rifugi Jervis e Selleries, Strada dell’Assietta, Malcia Ussia e Pian della Mussa nelle Valli di Lanzo, il Tracciolino nelle Alpi biellesi, la strada da Ceresole Reale al Colle del Nivolet in Valle dell’Orco, nel Parco nazionale Gran Paradiso. Nel corso della mattinata, per ognuna di queste realtà le relazioni hanno riassunto i rimedi adottati, le strategie, i loro limiti. Si sono delineate le possibili scelte future.
A fine mattinata i tour operatori di Due Ruote nel Vento hanno descritto le potenzialità del cicloturismo e come questa attività costituisca, a nord delle Alpi, una realtà economica di grande valore. E proprio la bicicletta, a pedalata assistita o muscolare, è stata al centro del confronto pomeridiano.
Negli interventi è emersa la difficoltà di far convivere mezzi motorizzati e turismo “green”. La carenza di dati economici puntuali e aggiornati ha però impedito paralleli che avrebbero dato maggior concretezza al confronto.
A tal riguardo confortano però le parole di Massimo Manavella, gestore del Rifugio Selleries, nel Parco naturale Orsiera Rocciavrè in Val Chisone, raggiunto da una carrozzabile variante alla Strada dell’Assietta:
“Per quanto riguarda l’indotto economico del rifugio non noto differenze fra l’estate, quando la strada è aperta al transito dei mezzi motorizzati, e l’inverno, quando invece la strada è chiusa per neve. La vera differenza la fanno le condizioni meteo, l’accesso motorizzato è un mito in buona misura da sfatare”. Le sue parole confermano che camminare per arrivare a un rifugio servito da carrozzabile non è una iattura ma, al contrario, può essere una opportunità.
Limiti orari, pedaggio, numero chiuso, navette, prenotazioni on line per l’accesso nel caso più organizzato della Limone-Monesi: queste per grandi linee le strategie adottate. In tutti i casi analizzati il domani si prospetta denso di incognite, ma anche di certezze: per queste opere umane che salgono alle alte quote (e non solo) il futuro non può essere che all’insegna della sostenibilità ambientale, un percorso arduo da concretizzare ma necessario. Anche perché altri percorsi hanno come punto di arrivo il baratro.
Il confronto fra associazioni, operatori economici e amministratori è avviato, l’auspicio è che continui, conclude Farina. Covid ed emergenze varie permettendo, appuntamento possibile a giungo 2021 a Ceresole Reale, esordio di una nuova e problematica estate. Da parte della Commissione Interregionale Tutela Ambiente Montano del Cai è doveroso un ringraziamento a tutti i convenuti e a quanti, pur disponibili, non hanno potuto partecipare.
articolo su LoScarpone.it